venerdì 4 giugno 2010

Pedagogia

Qualche giorno fa sono stata invitata da una amica alla discussione della sua tesi di laurea e sono rimasta (non solo io ma anche l’intera commissione) molto colpita sia dal tema e sia dai contenuti del suo lavoro del tutto innovativi. Il titolo della tesi era “Disturbi di personalità: da J. Bowlby ad A. Meneghetti”. Mi ha talmente incuriosita che ho letto alcuni testi di entrambi gli autori e sono giunta a fare una sintesi interessante, interessante sicuramente per me che sono una studiosa e un’operatrice nel campo della devianza giovanile. In sintesi: Bowlby parla della Teoria dell’Attaccamento, finalizzata a concettualizzare la tendenza dell’essere umano a strutturare solidi legami affettivi con particolari persone, e per illustrare le varie forme di profondi turbamenti emotivi e di disturbi della personalità originati da perdite o separazioni involontarie. Bowlby definisce “legame affettivo” l’attrazione che un individuo ha per un altro individuo, e parte dal presupposto che la maggior parte dei problemi di un soggetto siano collegati a rotture dei legami affettivi nell’infanzia, in particolare alla separazione (definita dall’autore angoscia di separazione) dalla figura materna che rappresenta la figura con la quale il bambino instaura il suo primo legame affettivo.

Meneghetti aggiunge un elemento in più molto importante, perché sostiene che l’angoscia di separazione di cui parla Bowlby è un accadimento universale, indispensabile per la nascita dell’Io. Ad un certo punto cresciamo, e per raggiungere una reale autonomia dobbiamo staccarci da quella figura di riferimento che per anni (dalla nascita fino ai 10-12 anni) ha costituito il nostro primo, fondamentale e unico punto di sicurezza.